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Consulenza per DCA

Sai, alcune persone arrivano in consulenza perché figure mediche o altri significativi rimandano loro la necessità di prendere peso a causa di un’eccesiva perdita ponderale e ad un evidente disagio psicologico.

Questo però non è mai un problema per la persona: ciò che al massimo può risultare problematico è la costante sensazione di freddo, l’irritabilità e l’umore depresso, l’irsutismo (aumento eccessivo della peluria su viso, braccia e gambe), gli sbalzi ormonali e l’assenza di ciclo nel caso delle donne, e il costante affaticamento.

In altri casi invece, la decisione di richiedere una consulenza arriva in seguito ad un “insght”, ovvero quei momenti in cui ci si dice: “non posso più andare avanti così”.

In questi momenti solitamente, riuscire a gestire le estreme restrizioni alimentari diventa difficile e richiede un dispendio di energie enorme. Ci si ritrova quindi ad avere sempre più frequenti episodi di perdita di controllo o per i più le classiche “abbuffate”, seguite solitamente da condotte compensatorie e da emozioni quali senso di colpa, vergogna e rimuginio autocritico costante.

Questi sono solo due esempi, che possiamo definire quelli più “classici” e anche i più estremi.
Nel mezzo possiamo trovare variegate sfumature di disagio legate al controllo del corpo, del peso, del perfezionismo e della costante autocritica di sé stessi e del corpo.

Anche l’eccessiva attenzione alla qualità ed origine dei cibi, alla componente macronutrizionale per l’aumento della massa muscolare o l’iperselettività possono essere causa di forte sofferenza e limitare la qualità di vita delle persone. Perché purtroppo dopo un primo periodo estremamente gratificante e di sensazione di potere e controllo, arriva un secondo momento di fatica e costi sempre meno sostenibile.

E

“Non riesco a fare tutto”, “Perché mi blocco?”

E
“perché non riesco a raggiungere gli obiettivi che mi prefiggo?”
E
“perché non trovo più senso nelle cose che faccio?”
E
“come posso migliorarmi?”, “perché non riesco ad accettarmi?”, “perché non mi sento mai all’altezza e continuo a paragonarmi con gli altri?”
E
“perché ho sempre l’ansia?”, “perché continuo a rimuginare e preoccuparmi sempre delle stesse cose?”

Ed effettivamente tutto questo ha un senso: perché il “meraviglioso potere” che inizialmente possono avere questo tipo di problematiche è proprio la sensazione di acquisire/ mantenere il controllo della propria vita con un conseguente livello di soddisfazione personale molto elevato.

Quello che ci fa dire: “allora anche io ci riesco”, quello che ci fa sentire forti davanti ad ogni rinuncia o davanti al numero sulla bilancia che cala.

Perché nessuno sceglie di sviluppare un problema alimentare.

Il tutto comincia sempre con il tentativo di “sentirsi meglio con sé stessi”, il che di per sé non è sbagliato ma diventa un problema quando questo passa solo da una dimensione, quella di un rapporto poco funzionale e atteggiamenti di controllo eccessivo o completo discontrollo nell’assunzione alimentare.

Questa però, è solo la punta dell’iceberg, ciò che gli altri effettivamente possono vedere e far notare alle persone che presentano queste problematiche.
Niente di più comune potrebbe essere il: “ti vedo dimagrito” o viceversa quello sguardo misto tra sorpresa e compassione quando si nota un aumento del peso: perché quello non è un complimento secondo i più, quindi non si dice ma arriva con il non verbale.

Ma qualcosa sta cambiando.

Nell’ultimo periodo, soprattutto all’interno dei social, si leggono post relativi al bodyshaming o viceversa all’accettazione del proprio corpo “così com’è” o “con le proprie imperfezioni“; il tutto è molto positivo, se non fosse che, per chi soffre di un problema alimentare parlare di imperfezione è estremamente difficile e frustrante, e la parola accettazione equivale ad arrendersi.

In pochi possono immaginare la profonda tristezza che deriva da uno sguardo di disapprovazione verso il proprio corpo, la paura di essere visti o guardati e il costante terrore di sentire un giudizio o una critica relativa al proprio aspetto.
In pochi possono comprendere quanto sia estenuante il rimugionio che precede i pasti e quanta ansia, paura e rabbia si possono provare a tavola con la famiglia quando si viene costantemente invitati a mangiare e l’unica cosa che in quel momento passa per la mente è: “se lo faccio non mi fermo più”, “non possono farlo”.

È estremamente faticoso far comprendere a chi sta intorno che non è un vizio quel profondo senso di vuoto e bisogno di controllo, e non è mancanza di forza di volontà quell’impulso irrefrenabile di ricerca di cibo per regolarsi emotivamente.

Rabbia, tristezza, ansia e angoscia assumono sempre e solo la forma di un alimento, quello vietato.
In realtà, tutto sembra potenzialmente vietato: le cene con gli amici, gli aperitivi in compagnia, una cena con il partener o anche solo l’idea di fare un weekend fuori porta o al mare diventano occasioni di profonda tristezza e angoscia, per il costante terrore di perdere il controllo, le routine di allenamento e gli schemi alimentari, alternato alla paura di perdere le persone care: ma alla fine vince sempre la prima.

Quando tutto diventa così faticoso, ci si inizia a chiedere com’era prima, a cosa si dava importanza e come effettivamente si poteva vivere senza tutto questo controllo.
Ma guardare al prima è un po’ come guardare alla parte che ha dato inizio a tutto, quindi non è li che andremo a guardare.

Se però ti dai la possibilità, anche solo per un secondo di guardare a come potrebbe essere, potresti scoprirti molto meno stanca, meno depressa, affaticata, irritabile e ansiosa, e potresti scoprire che è possibile vivere senza il pensiero costante del cibo, delle calorie e dell’attività fisica e non per questo perdere il controllo.

So che ad ora è molto difficile da immaginare, forse per alcuni quasi inconcepibile o inacettabile, ma si può arrivare perfino a comprendere come peso e forme del corpo possano rappresentare uno degli aspetti della tua vita ma non il centro focale, l’unico a cui dedicare ogni sforzo per provare un profondo senso di realizzazione e soddisfazione personale.

Pensa se tutto questo dare il massimo, la fatica e le energie che ora investi per cercare di raggiungere degli obiettivi di controllo estremi e per “sentirti abbastanza”, fossero indirizzati ad affrontare la sofferenza psicologica che ci sta dietro.

Posso immaginare quanto sia terrorizzante pensare di affrontare tutto questo quando senti dentro di te due spinte opposte:

  • Una che vorrebbe liberarsi da tutta questa fatica e rigidità e che pensa “non posso andare avanti così
  • L’altra che invece rimane fermamente aggrappata lì e dice “non ci riesco” per la paura di quello che potrebbe accadere se ci si liberasse da tutto questo.

Purtroppo però, è proprio la paura del cambiamento che ora ti impedisce di darti la possibilità di provare altre strategie, di esplorare nuove vie per affrontare la sofferenza e per realizzarti come desideri.
Ma fintanto che non deciderai di darti questa possibilità, non permetterai né a te stessa né a nessun altro di aiutarti.

So che vuoi di più per te, e forse proprio perché sai e puoi immaginare che ci può essere altro rispetto a quell’unico ed enorme chiodo fisso, mi sento di dire, come dico spesso durante i colloqui, che puoi provare. Farai sempre in tempo a tornare a fare quello che fai ora.

Sì, ma come si fa?

Quello che possiamo fare insieme inizialmente è comprendere come mai il cibo e il corpo hanno assunto un valore così centrale nella tua vita.

Perché sì, penso che dietro un problema alimentare non ci sia una mera focalizzazione sulle forme o sulla dieta. Ritengo che la parte veramente centrale, ed è quello a cui mi piace arrivare per supportare le persone durante i percorsi, è che si può affrontare quel senso di profonda inadeguatezza, non considerazione, poca stima di sé e paura del giudizio altrui, anche senza ricorrere al controllo alimentare e al costante monitoraggio dell’aspetto fisico.

Sicuramente, ma forse questo già lo sai, non è una cosa semplice o immediata, ma è la cosa che possiamo fare insieme per poter uscire da quella “trappola” che inizialmente gratifica ma che sul lungo periodo porta alla perdita di tutto il resto.

Nella mia esperienza lavorativa all’interno di comunità terapeutiche per il trattamento dei disturbi alimentari, e durante la mia formazione e lavoro in studio (se vuoi saperne di più qui trovi il CV) ho appurato che non esiste un percorso perfetto, lineare e garantito e uguale per tutti.

Esistono però degli studi e delle terapie evidence based (se ti interessa qui ti lascio qualche articolo), che prevedono l’utilizzo di tecniche standardizzate, linee guida e strumenti utili pe affrontare il percorso.
Perché si, esistono numerose evidenze scientifiche che ci dicono che è possibile affrontare questo tipo di sofferenza e ci danno anche delle chiare indicazioni su come agire e ci guidano all’interno di un percorso personalizzato.

Tutto questo per dirti che esistono sicuramente diversi modi e strumenti per poter affrontare questo tipo di problema.

Quello che propongo è un percorso condiviso con la persona, in cui vengono definiti insieme e per step gli obiettivi verso cui andare.
Come forse ormai avrai capito, se sei arrivata fin qui, è fondamentale in fase preliminare, oltre ad una accurata valutazione psicodiagnostica, arrivare a comprendere la natura del problema per poter decidere e valutare insieme i pro e i contro di iniziare un percorso in questa direzione.

So che in questa fase ci possono essere molti pensieri ambivalenti circa l’idea di iniziare e mi sento di dire che è più che comprensibile ed è proprio per questo che al termine del primo passo, potrai sempre decidere di cambiare idea.

Per fare una scelta consapevole però, sarà necessario capire come funziona il problema alimentare e come mai per te ha assunto una valenza così centrale e di controllo nella tua vita. Solo in seguito ad una prima fase di comprensione ci sarà, se ti andrà di provare, lo step successivo, ovvero quello che prevede di affrontare il vero e proprio cambiamento (che non riguarda solo ed esclusivamente l’alimentazione regolare, ma ciò che è sempre molto difficile da vedere dal di fuori, come ad esempio il ruolo centrale della valutazione di sé, della propria autostima e del proprio valor personale in base al peso, alle scelte e al controllo alimentare).

Ciò di cui ci si occupa durante il percorso è l’acquisizione di strumenti nuovi per rapportarsi con i pensieri legati al cibo, con il continuo rimuginio versole calorie, i pensieri autocritici verso il corpo e la gestione delle condotte compensatorie, che fino ad ora sono state l’unico ed essenziale modo per poter avere la sensazione di controllo e di valore personale.

Potrai costuire quindi, tramite apposite tecniche e strumenti, nuovi modi per percepire te stessa, l’ immagine corporea, il confronto con gli altri e cosa fondamentale a gestire in modo funzionale gli stati emotivi, anche quelli più intensi.
So che ora questo potrebbe sembrare un percorso molto lungo, ma ti posso assicurare che nonostante la fatica ne vale sempre un po’ la pena. Se vuoi di più, per te, scrivimi.

A presto.

Quanto dura e quanto costa?

Una consulenza ha una durata di 50 minuti e un costo di 65€. Se non c’è la possibilità di vederci in studio, a causa della distanza o qualsiasi altro motivo, possiamo fare tranquillamente la consulenza on-line tramite Google Meet.